La sceneggiatura nell’Italia che cambia - con Giorgio Diritti

rassegna di AGEnda Cinema -  Giorgio Diritti al secondo incontro

Foto di Giulia Bertoletti


Responsabilità, emozione e gioia sono le tre parole che ricorrono con più frequenza nella conversazione del regista Giorgio Diritti sulla sceneggiatura, organizzata il 23 maggio a Brescia dal cineclub AGEnda Cinema in collaborazione con il cinema Nuovo Eden.

Responsabilità si accompagna all’aggettivo ingombrante, perché si tratta di un dovere che pesa e che mobilita la coscienza del regista-sceneggiatore: il suo è un compito politico e sociale, quello di far passare allo spettatore, attraverso l’emozione, dei contenuti civili e la sostanza stessa della vita: “Per scrivere e fare cinema occorre curiosità per la vita degli altri, ascoltare storie di realtà e poi trasformarle in racconto emotivo che trasmetta la complessità. Solo la complessità, che ci restituisce lo sfumato della verità, -afferma con convinzione il regista- ci permette di cogliere la gioia, paradossalmente anche nell’orrore, anche nella guerra che ci affanna oggi e che ci ha affannato nel passato”. La gioia, è chiaro, è quella della bellezza della verità e del rigore dell’immagine. Giorgio Diritti lo ha imparato a “Ipotesi Cinema”, la scuola di Ermanno Olmi che dagli anni 80 invita giovani di diverse provenienze ed estrazioni sociali a condividere un discorso di senso sul cinema, sul suo essere irrinunciabile strumento di conoscenza ed educazione. Lo ha chiarito, fin dall’inizio, il critico Massimo Morelli che, insieme a Giovanni Scolari, ha condotto il dialogo. 

Il pubblico, anche oltre la capienza massima consentita dalla sala, ha posto domande, ha fatto osservazioni, ha messo sogni in comune… Perché al cinema, dice Diritti, “si arricchiscono i sogni” e “si ampliano gli spazi mentali e fisici”. Lo ha dimostrato: l’incontro è stato anche un viaggio nelle ambientazioni dei suoi film, quella de Il vento fa il suo giro (2005), o de L’uomo che verrà (2008) o de Un giorno devi andare (2013) in una Amazzonia che avvolge e abbraccia, “spazio di pienezza, libertà e gioia”. Con un interesse speciale per Brescia, il regista ha parlato di quando ha girato al castello di Padernello alcune scene centrali del film sul pittore Ligabue Volevo nascondermi del 2020. La produzione, per motivi di costi, era restia a trasferire la troupe e le riprese in provincia di Brescia, ma Giorgio è stato irremovibile: aveva conosciuto il luogo in occasione di un incontro cinefilo di qualche anno prima e si era ripromesso di usarlo come ambientazione magica di un suo film.

Giorgio, come familiarmente era chiamato da Massimo Morelli, ha creato il clima quasi di un incontro tra amici che hanno condiviso un pezzo di strada comune: “Ipotesi Cinema”, come luogo dove apprendere collettivamente uno sguardo al passato che si fa postazione della memoria, è stata esperienza anche del nostro critico e di Maurizio Pasetti, regista e socio del nostro cineclub, presente in sala e amico di Diritti. È stata un’esperienza che ha insegnato il rispetto per le vite degli altri e il tempo dell’ascolto così prezioso anche in tempi come questi in cui sembra prevalere il parlare sul comunicare, l’affermare sull’ascoltare. 

C’è una quarta parola che Giorgio Diritti ha aggiunto nella conversazione: energia, quella che si trae dal cinema e quella che in tanti e tante abbiamo tratto da questo incontro. Energia come sinonimo di coraggio che è sinonimo anche di responsabilità. Tutto si tiene in questo universo filmico che si squaderna davanti ai nostri occhi stupiti e affamati di immagini di bellezza. 

Laura Forcella