Una lezione di Cinema per Booktrailer Film Festival


 


UNA LEZIONE DI CINEMA E DI VITA CON MARIA CHIARA ARRIGHINI,

PROTAGONISTA DEL FILM QUASI A CASA,

PER IL BOOKTRAILER FILM FESTIVAL


Maria Chiara Arrighini, attrice protagonista del bel film d’esordio di Carolina Pavone, Quasi a casa, è stata una brillante studentessa del liceo Calini di Brescia, la scuola ideatrice, promotrice e organizzatrice del Booktrailer Film Festival, un progetto europeo tra cinema e letteratura che vanta una lunga amicizia con la Fedic. 

Per l’affetto che la lega al suo liceo Maria Chiara ha accettato volentieri l’invito del BFF al cinema Sociale di Brescia dove, il 14 febbraio scorso, Quasi a casa è stato proiettato per le scuole della città. Il film, adatto anche alla scuola media, narra la storia di una ragazza poco più che ventenne alle prese con il suo futuro e con il sogno di diventare una musicista. Calorosi sono stati gli applausi della platea dei giovani spettatori: certo la musica originale di Costanza Puma ha fatto il suo effetto, ma soprattutto la naturalezza di interpretazione di Maria Chiara che, in primi piani prolungati, ma mai invadenti, ha occupato lo schermo con i suoi trasalimenti, le sue incertezze, i suoi disagi, le sue paure, le sue gioie. Perché Quasi a casa è un film intimista, ma non stucchevole, né compiaciuto: ha il ritmo della sua musica, quella che accompagna la fase della vita in cui si sta crescendo tra desideri e senso di inadeguatezza, tra sfide e sconfitte, alla ricerca del proprio posto nel mondo. Se si hanno dei modelli, poi, non è detto che sia più facile: il modello non è sempre una guida e nemmeno spiana sempre la strada. Anzi, nel caso di Caterina, il nome del personaggio interpretato da Maria Chiara nel film, è addirittura un ingombro, a volte anche paralizzante, a volte imbarazzante, perché non sempre l’immagine pubblica dei nostri idoli corrisponde a quella privata. Il film, che ci mostra a distanza ravvicinata Mia, la cantante di cui Carolina è ammiratrice incondizionata, educa a cercare la propria strada e a sperimentarsi con autonomia e consapevolezza di sé. Questo è il succo di tutta la storia, ma visivamente e musicalmente il film è un’esperienza da vivere, che commuove e coinvolge a tutte le età, se si riesce a riconnettersi con il momento in cui ognuno di noi ha deciso chi essere o si è almeno posto la domanda.

Non è su questo terreno, però, che si è mosso il dibattito dopo il film: le numerosissime domande dei ragazzi e delle ragazze, brevi e anche impertinenti – “ma quanto guadagna un’attrice?” - hanno puntato a ricostruire il backstage e a carpire indizi per capire meglio la giovane donna che stava davanti a loro. Senza la benché minima traccia di divismo, Maria Chiara, a suo agio nel maglioncino rosso sopra una camicia abbottonata fino all’ultimo bottone, ha risposto senza risparmiarsi: il suo attore di riferimento quando era più piccola - Robert Pattinson -, un film che oggi suggerirebbe, - Tomboy di Céline Sciamma -  , i suoi desideri per il futuro - un altro film con Carolina Pavone -, il suo rapporto con la scuola superiore - una predilezione per la matematica oggi superata-, e con i genitori – accoglienti di fronte a una prospettiva di lavoro costellata anche di possibili delusioni. Si diceva delle domande sul backstage: quella scena del bacio con il ragazzo sul divano – “ma ti piaceva?” - e poi sul tetto dell’automobile – “guidavi tu?” – e “quante ore di lavoro al giorno?” – anche otto, anche in spazi scomodi. Insomma una lezione di cinema e di vita, incrociati la vita e il cinema, come nelle migliori situazioni in cui al cinema ci si educa a vivere e a essere se stessi pur sotto i riflettori, anche solo quelli che accendiamo noi per capirci meglio e orientarci nel difficile obiettivo di non tradirci. Maria Chiara, con Caterina, il suo personaggio, non si tradisce e non ci tradisce. 

Laura Forcella