Per la rubrica Ciak For You, Fedic Magazine ha intervistato il regista Alessia Bottone (21-07-1985) del Cineclub Sedicicorto di Forlì.
1) qual è, se c'è, la tua cinematografia di riferimento?
Sì c’è sicuramente una cinematografia di riferimento, indubbiamente ho visto moltissimi film anni ’50 – ‘60, mi sono nutrita di neorealismo, seguo moltissimo i nuovi documentari e mi interesso a quello che in Italia è ancora considerato di nicchia, anche se, in realtà poi alla fine guardo un po’ di tutto perché credo che ci sia sempre da imparare da qualsiasi tipo di film e qualsiasi tipo di genere. Ovviamente in questo periodo sono molto focalizzata sui cortometraggi in quanto sto partecipando numerosi festival e ho piacere di vedere i cortometraggi realizzati dagli altri colleghi.
2) qual è la tua modalita' di fruizione (film in sala, in cineclub, in TV, ai festival)?
Ma in realtà amo moltissimo andare al cinema anche se devo dire la verità in questo periodo ho poco tempo in quanto sto lavorando molto e di conseguenza guardo molto i film che sono trasmessi sulle piattaforme e i film trasmessi ai festival.
3) Nel giudicare un film cosa guardi principalmente?
In realtà da quando lavoro in ambito cinematografico devo dire che guardo praticamente tutto, dai costumi alle scenografie, il tipo di inquadrature alla sceneggiatura; se posso prendo appunti per quanto riguarda le sceneggiature e tutto il resto - ovviamente questo è possibile solamente quando guardo i film in piattaforma. Per me guardare un film oggi non è solo un momento ludico ma soprattutto momento di grande apprendimento e questo da un certo punto di vista - se vogliamo - mi ha un po’ rovinato il godimento del film nel senso che spesso e volentieri lo riguardo un paio di volte perché la prima volta mi concentro sugli aspetti tecnici la seconda invece mi godo il film.
4) Hai un film a cui sei particolarmente legato. Per quale motivo?
Faccio sempre molta fatica rispondere a questa domanda perché in realtà sono legata a tantissimi film quindi non posso dire di averne uno che preferisco però posso dire ti amo molto il film Il padrino perché mi ricorda un periodo particolare della mia vita durante il quale ho avuto l’occasione di vedere molti film con mio papà e ricordo che ci siamo veramente tanto divertiti assieme tra una pizza una birra .Il film Il padrino per noi è stato un film molto molto interessante che abbiamo riguardato più volte assieme. Quindi diciamo che lo cito come il mio film preferito in quanto mi ricorda un bel periodo di approfondimento e di condivisione con mio papà. Inoltre trovo che in quel film ci sia tutto: dalle problematiche legate al tema dell’immigrazione, al tema della mafia all’amore alla famiglia credo che sia veramente un film completo in grado di trattare tutti i temi possibile all’interno di un solo film con una sceneggiatura e con degli interpreti d’ eccezione.
5) Come ti vedi sul set? Qual'e la tua caratteristica più evidente?
Dipende. Quando lavoro per gli altri sul set mi vedo bene nel senso che lavoro come assistente alla regia ed è un ruolo che mi ha permesso di imparare davvero tantissimo sia per quanto riguarda gli aspetti tecnici di un film sia per quanto riguarda la fase delle riprese sia per quanto riguarda il lavoro con l’attore. Quando invece giro io posso dire che ovviamente trattandosi spesso di lavori low budget ho imparato ancora di più perché appunto dovendo fare di tutto un po’ , dal lavorare con gli attori a lavorare con gli operatori del settore sia cercare di portare in scena ciò che “mentre scrivevo la sceneggiatura avevo già effettivamente visto” però solamente dentro la mia testa e forse questo l’aspetto più difficile ma anche più interessante del lavoro di regista.
6) Sei d'accordo sull'affermazione di Quentin Tarantino. Io rubo da ogni singolo film. Rubo da tutti. I grandi artisti rubano, non fanno omaggi.
chi sono io per dire che Tarantino non ha ragione? Quindi non posso che affermare che ha ragione ma io non credo di rubare da tutti soprattutto perché non ho le immense conoscenze che ha Tarantino però credo che ci siano degli autori che ho talmente tanto amato da sentirmi dire che vorrei fare loro un omaggio. Anche se poi penso che nel momento in cui si vada ad ispirarsi ad una scena o di un film in particolare ci sia comunque una sorta di rielaborazione del tutto quindi si fa fatica dire che si è rubato e basta.
7) Il tuo ciak personale che ricordi meglio di altri.
E questa è una bellissima domanda. Credo sia relativo alle ultime riprese del cortometraggio Sette minuti perché, nonostante sia trattato di un solo giorno di riprese, ha richiesto uno sforzo immenso in quanto l’ho girato nel mio appartamento che è piccolissimo 34 m quadri e un bagno di 2 m quadri con una difficoltà incredibile per riuscire a girare io e il direttore della fotografia e l’attore all’interno di quel piccolo bagnetto però devo dire che ci siamo divertiti tantissimo e che è stata un’esperienza bellissima perché abbiamo imparato a gestire pochissimo spazio in tante persone e ottenere il risultato che speravamo
8) Quanto è cambiato il modo di fare cinema rispetto ai tuoi primi approcci?
Oddio tantissimo sicuramente cambierà ancora nei prossimi anni anche se l’espirazione è sempre la stessa diciamo. Un certo tipo di cinema più lento più riflessivo ispirato e dedicato più ai pensieri rispetto che alle azioni; non succedono tantissime cose nelle mie opere perché spesso sono dei viaggi attorno a sé stessi però ho sempre amato quel tipo di film quindi di conseguenza è cerco di fare anche questo tipo di film
9) qual è il film che prima o poi vorresti girare (se c'e)?
Sì c’è sicuramente un tipo di film che vorrei girare in futuro, un lungometraggio però sono molto scaramantica non penso che dirò nulla a riguardo e resterò in attesa di vedere il mio sogno realizzarsi.
Bio Filmografia
Regista, sceneggiatrice e giornalista laureata in Istituzioni e Politiche per i Diritti Umani e la Pace-Università degli Studi di Padova. Nel 2017 consegue il Master in Sceneggiatura Carlo Mazzacurati dell'Università degli Studi di Padova.
Dal 2020 ha lavorato sul set e nella produzione di film internazionali tra i quali “Without Blood” di Angelina Jolie, “Conclave” di Edward Berger, “A Sudden Case of Christmas” di Peter Chelsom, “The Pope Exorcist” di Julius Avery e come assistente del regista israeliano Avi Nesher di “The Monkey House”. Si è occupata della regia, sceneggiatura del cortometraggio “Violenza invisibile“, dedicato alla violenza sulle donne, “La Napoli di mio padre”, realizzato con materiale di archivio e interpretato da Valentina Bellè - Menzione Speciale Nastri d‘Argento 2021, vincitore di 27 Premi (tra cui Miglior Sceneggiatura, Miglior Regia, Miglior Montaggio), selezionato a più di 90 festival internazionali e italiani e tradotto in 8 lingue. Tra il 2018 e il 2029 dirige e produce due documentari: “Ritratti in controluce“ e di “Ieri come oggi“. Nel 2013 pubblica “Amore ai tempi dello stage“, Galassia Arte e “Papà mi presti i soldi che devo lavorare?” Edizioni Feltrinelli.
Nel 2017 le sono stati riconosciuti alcuni premi per le sue inchieste: il Premio Giornalistico Claudia Basso con l'inchiesta Pfas, il Premio Bisceglia per la comunicazione sociale e il Premio Goattin per una video inchiesta sulle barriere architettoniche. Nel 2018 rientra tra i finalisti del Premio Cesare Zavattini per la realizzazione di progetti di riuso creativo del cinema d'archivio.